L’invidia comincia nei sogni (forse)

 di Laura Grignoli

Il Re: “Ho notato che molti dei miei sudditi mi guardano con odio. E forse che li odio, io?”.

Lei: “Dev’essere solo invidia”. 

Il Re: “E nemmeno li invidio, io”

(il Mago Wiz nelle strisce di Brant Parker e Johnny Hart)

Difficile scrivere su un’emozione. Dovrei essere capace di tradurre in linguaggio della ragione quello che si esprime in un alfabeto corporeo, nonostante e/o malgrado noi. Ci provo e mi imbatto subito nel problema:  affidarsi alle certezze delle risposte già date o all’inquietudine delle domande a cui certamente non saprei rispondere? Gli esploratori dell’anima, così potrei ritenere la sfida di essere  psicoterapeuti, si muovono sempre su un terreno contraddittorio dove ogni dimensione del territorio esplorato è ambigua e ogni certezza è provvisoria.

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Odio e vivificatore: un’ipotesi di lavoro.

di David Ventura

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 “Corrompo ma illumino…”

Fernando Pessoa, L’ora del diavolo

 

Pur se siamo in grado di riconoscerlo intuitivamente, una riflessione sulla natura dell’odio equivale ad addentrarsi in un labirinto di specchi per molteplici ragioni. È innanzitutto arduo e penoso confrontarci con quella parte di noi dove alberga l’odio a causa delle copiose connotazioni sociali, morali e religiose che ci inducono a confonderlo con la distruttività e il sadismo, con l’aggressività e la violenza, finanche con il peccato e il male. Continua a leggere

Le proprietà immaginali dell’invidia

 

di Riccardo Brignoli

immagine Brignoli 

“Nemica di te stessa, invidia rea,

tu gli animi consumi, 

come ruggine il ferro”.

Pietro Metastasio

 Il poeta latino Ovidio nelle sue Metamorfosi propone una descrizione dell’invidia molto esauriente: “Il pallore le sta steso sul volto, macilenta in tutto il corpo, mai uno sguardo diritto, ha i denti lividi e guasti, il petto verde di fiele, sulla lingua una patina di veleno. Mai un riso, se non suscitato dalla vista del dolore, e neppure conosce il beneficio del sonno, sempre agitata com’è da pensieri che la tengono desta; con dispiacere vede i successi della gente, e al vederli si strugge, e rode gli altri e insieme rode se stessa, e questo è il suo tormento (Ovidio, 1979, p. 85, libro II°, vv. 775-783)”.   Continua a leggere

Il marchio di Caino

di Pierluigi Franceschini

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 Invidia deriva dal verbo latino invidere (da cui il derivato invidiare), ovvero “guardare (videre) con sguardo bieco” (in– con senso negativo) con i suoi derivati aggettivali invidu(m) e invidiosu(m). In greco viene utilizzato il termine phthonos che nella visione del Nuovo Testamento assume il significato di vita non redenta. In ebraico il termine che designa l’invidia è qin’ah, cioè cottura, riscaldamento, in quanto ricorda il rossore del viso di colui che prova dispiacere perché gli altri hanno ciò che egli desidera. Continua a leggere

L’invidia: tra Eros e Thanatos

di Valeria Seccia

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Spesso mi trovo a fare delle lunghe passeggiate nella mia città; mi piace osservare, guardare le persone che camminano, alcune con un ritmo frenetico e altre che vanno con più calma, amiche ed amici che entrano nei negozi, si raccontano le loro giornate, e poi, soprattutto nei mesi caldi, adoro respirare l’aria di primavera, il profumo dei fiori, le farfalle dai tanti colori, e questo mi fa stare di buon umore.  Continua a leggere

Sulle radici dell’odio o dell’invidia primaria nella modernità “liquida”

di Tiziana Sola

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“La terra non conosce odio, ma solo amore tramutato in odio, e l’inferno non è che la delusione di un bimbo”

Ian Dishart Suttie 

Nel rilassarmi per la pausa pranzo si fa per dire, ascolto come al solito il notiziario nazionale. Tra le vicende della cronaca politica tanto ripetitive quanto sconfortanti, l’ennesimo fatto di cronaca nera: una donna trovata esanime e sanguinante sul letto con un feto morto a fianco. Si chiarisce poi che il marito è fuggito con la figlia, simulando un viaggio e lasciando una lettera a fianco alla moglie incinta nella quale scriveva “partorisci tranquilla e poi raggiungimi”; ciò per nascondere il fatto di averla malmenata così brutalmente al punto da farla partorire.  Continua a leggere