Pulsione di morte e solitudine in Nymphomaniac di Lars von Trier (2013)

di Donatello Giannino

[…] Muoio perché m’avvento, perché voglio morire
perché voglio vivere nel fuoco, perché quest’aria di fuori
non è mia, ma il caldo respiro
che se m’accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

Lascia, lascia che guardi, macchiato dall’amore,
arrossato il volto dalla tua vita purpurea,
lascia che guardi l’ultimo clamore delle tue viscere
dove muoio e rinunzio a vivere per sempre.

Voglio amore o la morte, voglio intero morire,
voglio essere te, il tuo sangue, questa lava ruggente
che irrigando racchiusa le belle membra estreme
sente così i leggiadri limiti della vita. […]

(V. Aleixandre, Unità in lei)

La scritta bianca sullo schermo indica l’inizio del film. Poi buio. Ci si chiede se non sia un errore. Oltre un minuto e mezzo di oscurità. Schermo nero. Silenzio. Poi il rumore dell’acqua piovana che goccia dopo goccia penetra l’udire dello spettatore. Un corpo di donna, steso, dolorante, sanguinante, solo.

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L’importanza della relazione: considerazioni sul film “Basta Guardare il Cielo”.

di Donatello Giannino

immagine basta guardare

Trama: Basta guardare il cielo è film del 1998, tratto dal romanzo omonimo di Rodman Philbrick, racconta la storia di due ragazzi che traendo ispirazione dalle avventure di Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, intraprendono un viaggio alla scoperta dell’amicizia. I due ragazzi sono Kevin e Max, il primo è esile, basso con una patologia degenerativa importante, ma con una intelligenza fuori dal comune, il secondo è alto e grosso, classificato a scuola come lento nell’apprendimento. Kevin vive con sua madre ed è senza padre, Max vive con i nonni a cui è stato affidato in seguito all’arresto del padre accusato dell’omicidio della moglie, madre di Max. Ciò che li accomuna è l’essere stati da sempre degli esclusi, emarginati e presi di mira dai compagni della scuola. Continua a leggere

Il familiare e il perturbante in Funny Games

di Chiara Conti e Donatello Giannino 

immagine Conti Giannino

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

(Italo Calvino, Le città invisibili)

 

Ad introdurre il termine perturbante in ambito psicologico fu Jentsch (1906), il quale attribuiva a tale concetto quella reazione che si è soliti provare dinanzi a ciò che è nuovo, insolito, inconsueto. Freud (1919) riprende tale concettualizzazione e tenta di sistematizzarla attraverso le nuove intuizioni che in quel periodo stava sviluppando. Continua a leggere

La grande bellezza del cinema

di Donatello Giannino

immagine la grande bellezza Giannino

Il film crea una realtà percettiva propria, su uno schermo che si sovrappone alla realtà “naturale” dell’esperienza abituale, nascondendola e addirittura sospendendola temporaneamente (Petrella, 2009)

Vincitore agli ultimi Golden Globe come miglior film straniero, La Grande Bellezza (2013) di Paolo Sorrentino come un fiume in piena inonda lo spettatore di immagini, scene, frammenti di una esistenza effimera, fatua, ingannevole, amorale, vuota. Continua a leggere