Il modello transteorico e l’importanza del tempo in psicoterapia

il tempo in psicoterapia

Il tempo per cambiare

La questione tempo è tanto fondamentale in un lavoro psicoterapeutico quanto troppo spesso ignorata. Ognuno di noi ha i suoi ritmi peculiari, a partire da quelli biologici, i suoi tempi di apprendimento e le sue modalità, più o meno rapide, di affrontare i cambiamenti. Se abbiamo convenzionalmente accettato di misurare il tempo della scienza, per dirla con Bergson, in ore, minuti e secondi, non abbiamo invece le medesime convenzioni per quello della coscienza, e da psicologo direi anche dell’inconscio. In una psicoterapia efficace centrata sulla persona, le  caratteristiche del paziente sono quelle che informano e guidano l’intervento e per questo motivo non si può non tener conto, non solo delle dimensioni temporali testé citate, ma anche e soprattutto del punto di partenza: dello stadio di preparazione al cambiamento in cui si trova la persona che chiede una consulenza. Questa considerazione è, a mio parere, fondamentale perché è una di quelle che permette di calibrare in maniera ottimale il piano di trattamento e di conseguenza gli obiettivi, le strategie e le tecniche terapeutiche. In un approccio personalizzato non saper riconoscere il livello di prontezza e di preparazione al cambiamento del paziente, non sapersi sintonizzare sulla sua stessa lunghezza d’onda, porta a quel fenomeno troppo spesso erroneamente attribuito alla personalità del soggetto: la resistenza. Essa può inficiare la relazione terapeutica e anche porre fine alla stessa quando non riconosciuta ed elaborata. Concepire i fenomeni di resistenza come co-causati da terapeuta e paziente invece, aiuta ad affrontarli con i mezzi che la nostra parte di responsabilità ci attribuisce. E la resistenza talvolta è dovuta a manovre terapeutiche affrettate e/o tardive che appunto non seguono i tempi del paziente, a volte anticipandoli e a volte ritardandoli.

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Adolescenza: una doppia crisi

di Valerio Canelli

immagine Canelli

La più bella traduzione in immagini della condizione adolescenziale e delle sue contraddizioni ( di quel voler diventare e nello stesso tempo voler restare) mi sembra una piccola scena del film “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Descrive, come solo l’arte può fare, il giovanissimo protagonista alle prese con un mondo per lui nuovo: la sessualità, con tutte le sue connessioni con il corpo, la propria immagine, il gruppo, l’identità. Il tutto simbolizzato dalla scelta tra una “Charlotte alla panna” e una ragazzina disponibile in cambio del dolce.  Continua a leggere