Il difetto

di Claudio Merini

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Se non proviamo con tutte le forze a sentire ciò che sente un altro, come riusciremo a raccontare la sua storia?
(A pesca nelle pozze più profonde, Paolo Cognetti)

Il campanello suona quando mancano pochi minuti alle sedici. Un po’ più forte del solito e con qualche minuto di anticipo, pensa l’analista. Apre il portoncino e nel salutarla capisce subito che oggi Daniela è particolarmente turbata. I suoi passi verso lo studio sembrano incerti, l’equilibrio precario. Si stende sul lettino e prende dalla borsetta il fazzoletto. Continua a leggere

La relazione

di Maria Orlandi Scati

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Come tutti i segni linguistici, il termine relazione è polisemico e assume quindi significanza diversa a seconda del testo in cui è inserito. Ritengo pertanto utile sottolineare uno specifico significato restringendone il campo con l’aggiunta dell’aggettivo analitico alla parola relazione. Ciò consente per altro una più precisa definizione dell’ambito di mia competenza.  Continua a leggere

Tortura cinese

di Claudio Merini

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Tanti a questo mondo apprendono soltanto ascoltando se stessi o almeno non sanno apprendere ascoltando gli altri.

(La coscienza di Zeno, Italo Svevo)

Da quanto tempo è che fa così? Secoli. Da quanti minuti mi bombarda? Trenta, solo trenta minuti e sono già tramortito. Ne mancano ancora quindici: un’eternità. Perché parla così forte? La sua voce è come un’onda d’urto. Una pausa, ti prego, fai una pausa! Hai paura di morire facendo una pausa? Hai paura che dica qualcosa che ti faccia perdere il controllo? Mi martella con le consonanti, mi assorda con le vocali. Mi sento come un pugile suonato che si appoggia alle corde del ring – lo schienale della mia poltrona – per non stramazzare a terra. La mente mi si appanna. Devo reagire. Continua a leggere