Dal seno al sogno attraverso l’illusione

di Valentina Pieramico

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“Sognai che eravamo a Londra, nel nostro negozio preferito, dove c’era una scalinata circolare che collegava i vari piani. Correvamo su e giù per queste scale afferrando delle cose qua e là per farne dei regali di Natale ai nostri amici. Ce la spassavamo un mondo, sapendo che, come al solito, avremmo finito per tenere la maggior parte delle cose per noi. Improvvisamente, mi resi conto che Donald era vivo e pensai con sollievo: “Ora non mi dovrò più preoccupare per i biglietti di Natale! Poi stavamo seduti al ristorante, bevendo il caffè del mattino, come al solito (in effetti andavamo sempre a prendere il caffè al bar la mattina del sabato). Stavamo uno di fronte all’altra con i gomiti sul tavolo, quando io lo guardai dritto in faccia e gli dissi: “Donald, c’è qualcosa che dobbiamo dirci, qualche verità che dobbiamo dire. Che cos’è?” Con i suoi occhi azzurrissimi fissi nei miei, disse: “Che questo è un sogno”. Io risposi lentamente: “Ma sì, certo, tu sei morto. Sei morto un anno fa”. Ripeté le mie parole: “Sì, sono morto un anno fa”.
Fu con questo sogno di gioco che riuscii a sperimentare la vita e la morte, la sua e la mia, come una realtà” (Winnicott, 1995, p. 26).  Clare Winnicott
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L’orecchino

di Claudio Merini

immagine Merini

Delusione, sorgente limpida e lenta della malinconia,

quante volte mi hai dissetato tra i miraggi di questo deserto!

 

– Ieri sono stata molto male… Ho fatto una cosa che non dovevo fare. Lo sapevo, ma l’ho fatta lo stesso.

(Silenzio)

– Rimettendo a posto il ripostiglio, ho trovato quella borsa. Anni fa l’avevo nascosta lì. Non me ne ricordavo più… Però era chiusa a chiave. Sa, quelle borse da ufficio che hanno una serratura. Era ricoperta dalla polvere. Quando l’ho vista ho avuto un tuffo al cuore… Continua a leggere