Il segreto del riccio

di Claudio Merini e Donatello Giannino

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– Salve dottore, oggi non avevo proprio voglia di venire. Sente che caldo?! Non si riesce neanche a respirare. Fortuna che qui c’è un ventilatore, almeno circola un po’ d’aria. Ma lei non sente questo caldo?

Il paziente si sdraia sul lettino.

– Beh, sì lo sento anch’io. Ma è sicuro che è solo per il caldo che non aveva voglia di venire?

– Certo dottore; quando fa molto caldo mi capita di non avere voglia di fare e di dire nulla. (Pausa). Ma perché lei mi fa sempre domande così… mm, non saprei, mi verrebbe da dire così dirette, mettendo in discussione ciò che le dico? Non si fida? Se le ho detto che non mi andava di venire per il caldo, perché dubita? È da sempre così. Mio padre, mia madre, mia sorella, i miei amici, la mia ragazza; tutti coloro che mi circondano non si accontentano mai di ciò che dico loro. E questo mi fa incazzare, e non poco. Lei lo capisce vero?

– Sì, lo capisco. Certo è strano che tutti quelli che la circondano non si accontentino di ciò che dice.

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Al di là del bene e del male. Ovvero l’etica dello psicoterapeuta.

di Claudio Merini

Il distacco è la misurata risposta dello scettico alla visione della caducità che pervade e domina tutto il reale. Egli vede che nulla resta, nulla è persistente, che tutto è destinato alla fine a tramontare: le cose, in tutta la loro ricca varietà, e gli uomini, nella loro multiformità e nei loro molteplici rapporti col mondo e con se stessi. (Wilhelm Weischedel)

Premetto che in questo articolo non affronterò questioni relative all’etica professionale e al codice deontologico o comunque non lo farò in modo diretto. Cercherò invece di enucleare quei valori che mi pare diano forma al mio essere psicoterapeuta.

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La relazione in stanza d’analisi (..dall’ io, al noi..)

di Valentina Orsini

Il piccolo principe: – Cosa vuol dire addomesticare-? La volpe: – E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami – Che bisogna fare? – domandò il piccolo principe.  – Bisogna essere molto pazienti – rispose la volpe. -I n principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino… – Tu fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E io non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono che per te una volpe uguale a centomila volpi. Ma se mi addomestichi noi avremo bisogno l’uno dell’altro…!

Mi sono imbattuta nel piccolo principe un giorno comune a tanti altri giorni per caso, e mi sono detta: “che storia triste questa, per fortuna il piccolo principe ha incontrato molti amici nel suo lungo viaggio, altrimenti da solo come avrebbe fatto.”?

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Lo spazio della relazione: dal reale al virtuale.

di Raffaella Antonucci

immagine Antonucci

 

Probabilmente nessuno  avrebbe potuto prevedere l’arrivo di una pandemia come quella che ha invaso il nostro mondo e le nostre vite nel giro di pochissimo tempo.

Una pandemia in cui il contatto con l’altro diventa pericoloso e potenzialmente letale. Bisogna stare a più di un metro di distanza dalle altre persone, indossare mascherine, stare a casa il più possibile per evitare di contagiare ed essere contagiati. Continua a leggere

L’orecchino

di Claudio Merini

immagine Merini

Delusione, sorgente limpida e lenta della malinconia,

quante volte mi hai dissetato tra i miraggi di questo deserto!

 

– Ieri sono stata molto male… Ho fatto una cosa che non dovevo fare. Lo sapevo, ma l’ho fatta lo stesso.

(Silenzio)

– Rimettendo a posto il ripostiglio, ho trovato quella borsa. Anni fa l’avevo nascosta lì. Non me ne ricordavo più… Però era chiusa a chiave. Sa, quelle borse da ufficio che hanno una serratura. Era ricoperta dalla polvere. Quando l’ho vista ho avuto un tuffo al cuore… Continua a leggere

Conversazione aperta

di Claudio Merini

immagine Merini

Il vecchio saggio osservava la folla dei ragazzi rumoreggianti e all’improvviso capì di essere il solo lì dentro a possedere il privilegio della libertà, perché era vecchio… Egli è solo con la sua morte vicina e la morte non ha orecchie né occhi, lui non ha bisogno di piacerle; può dire e fare quello che gli va di dire e di fare.

(Milan Kundera, La vita è altrove.)

Uno studio in penombra. Seduto in poltrona, accanto a una finestra, un uomo sulla settantina sfoglia una rivista di psicologia. In sottofondo si sente il canto degli uccelli al tramonto. Sul tavolino di fianco alla poltrona c’è un libro di poesie di Mario Luzi: “Dottrina dell’estremo principiante”. Qualcuno bussa alla porta.  Continua a leggere