di Hannelore Heuer

Estate 1964
Un Fiume
Un fiume scorre nel suo letto
Ed io a guardarlo mi metto
Ha appena piovuto
Il terreno è bagnato Continua a leggere
di Hannelore Heuer

Estate 1964
Un Fiume
Un fiume scorre nel suo letto
Ed io a guardarlo mi metto
Ha appena piovuto
Il terreno è bagnato Continua a leggere
di Giustino Galliani

All’ amico fraterno Sergio De Risio
La domanda che mi pongo e vi pongo è la seguente:
Impareranno gli uomini a sviluppare una umanità con un grado di civiltà superiore?
Per dirla più semplicemente: impareranno gli uomini a essere umani? Continua a leggere
di Salvatore Agresta

L’ingranaggio della nostra umana esistenza è refrattario a una cosa soltanto: l’unità.
Martin Buber
Guerre intestine
È possibile individuare nel bambino i segni di un’operazione precorritrice del pensiero? È pensabile che un feto possa cercare di liberarsi da sensazioni spiacevoli, ad esempio cambiamenti di pressione nel mezzo acquoso? Vi è cioè modo di ipotizzare qualcosa che, prima del trauma della nascita e indipendentemente dalla reverie materna, inauguri una forma di elaborazione pre-natale, un protopensiero? Continua a leggere
di Vincenzo Tozzi

“Sono triste là fuori , nella strada dove si accumulano le casse.[…] Ma tento di dare l’idea di ciò che sento, un miscuglio di varie specie di io e della strada estranea che, proprio perché la vedo, anch’essa, in modo sotterraneo che non so analizzare, mi appartiene, fa parte di me.”
(Fernando Pessoa, “Il libro dell’inquietudine”)
Consideriamo il fatto che la psicoanalisi è una scienza all’interno della quale, l’oggetto e il soggetto della conoscenza sono identici. C’è una mente (dell’analista) che osserva un’altra mente (dell’analizzando). Continua a leggere
di Alberto Panza

Il Novecento ha lasciato un’eredità scomoda e difficile da gestire. Attraverso una serie di passaggi -variamente definiti come “crisi dei fondamenti”, “pensiero debole”, “decostruzionismo”- sono stati relativizzati molti principi che sembravano assiomatici e indiscutibili, tra cui quelli posti a fondamento di un pensiero della differenza a proposito di femminilità e mascolinità. Continua a leggere
di Maria Orlandi Scati

Come tutti i segni linguistici, il termine relazione è polisemico e assume quindi significanza diversa a seconda del testo in cui è inserito. Ritengo pertanto utile sottolineare uno specifico significato restringendone il campo con l’aggiunta dell’aggettivo analitico alla parola relazione. Ciò consente per altro una più precisa definizione dell’ambito di mia competenza. Continua a leggere
Intervista a Giuseppe Civitarese
di Maria Paola Ferrigno

Considerando la tua ricca produzione scientifica mi sorge subito una domanda: qual è il lavoro cui sei più legato?
Mi verrebbe da dire quello che sto scrivendo al momento, anche perché quando una cosa è finita è andata, non ti appartiene più, mentre ciò a cui stai lavorando ti cimenta profondamente. In questo periodo sto scrivendo qualcosa sul tema bioniano delle ‘trasformazione in allucinosi’. Continua a leggere
di Massimo Belisario

L’emozione è l’elemento centrale di una terapia psicoanalitica, ed è il cuore pulsante della vita psichica di ognuno di noi. Ogni persona che riceviamo quotidianamente nella nostra attività di analisti ci chiede, indirettamente, di poter sentire o nuovamente sentire il movimento della vita in sé stessa. I vari quadri psicopatologici indicano il tipo di relazione che il soggetto intrattiene con il proprio mondo dell’emozione. Così l’ossessivo grave ci mostra la necessità di ridurre la sua vita emotiva al “minimo numero di giri” e per conseguire questo obiettivo si può avvalere di un uso smodato, eccessivo, del pensiero, che non viene quindi usato all’occorrenza, e del controllo. Il soggetto ha bisogno di rallentare la vita emotiva in lui, l’emozione non la può avvicinare più di tanto, la sente troppo incandescente, ed è per questo che generalmente ricorre alla psicoanalisi, per darsi una possibilità in alternativa a quel suo procedere emozionale. Continua a leggere
di Massimo Belisario

Dare voce al silenzio significa aprire un contenitore con molte sfumature, esso non attiene solo alla semplice assenza di parola, alla comunicazione non verbale ma assume significati diversi in base al contesto di riferimento. L’arte, un particolare linguaggio espressivo, utilizza il silenzio. Nella poesia la punteggiatura porta il silenzio tra le parole, nella musica il simbolo della pausa segnala l’importanza del silenzio per la melodia musicale. Nell’arte figurativa il silenzio prevale, essa è esclusa dalla parola e dal suono. Continua a leggere

La parola, ma anche i silenzi, in analisi diventa contenitore di mondi da esplorare, i termini che utilizza l’analizzando piuttosto che essere presi come qualcosa di già noto, vanno aperti, perché per quel soggetto possono stare ad indicare qualcosa di unico, di specifico e per la terapia di molto prezioso. La persona col procedere dell’analisi, si accorge che nella seduta niente viene dato per scontato e questo invito ad aprire forse porterà, col tempo, a quei piccoli cambiamenti catastrofici che sono così preziosi nell’analisi duale (e di gruppo) perché generano cambiamenti di prospettiva, una crescita sul piano del pensiero e della vita emotiva. Questo aprire, nel corso del tempo, manda in crisi un assetto interno che si può essere “istituzionalizzato”. Continua a leggere
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