Il frastuono del silenzio

di Evelyn Di Santo

edward hopper il frastuono del silenzio immagine

Ciò che stiamo universalmente e democraticamente vivendo, nessuno ne è risparmiato, ha ricevuto dall’OMS come nome di battesimo Covid-19. In questi momenti ciò che è legato al piacere corre il rischio di scivolare in secondo piano, una sorta di ottundimento adombrato da preoccupazione, in un equilibrio sospeso tra la speranza e la paura.

Le parole si disarticolano in semplici, brevi e rassicuranti motti di normalità “Andrà tutto bene”, “Io resto a casa”. La separazione dall’altro, necessaria di questo periodo di quarantena, rende difficile l’accesso alla sofferenza dell’altro e meno a quella dentro se stessi. Ecco farsi strada il contatto con le proprie emozioni, sofferenze, illusioni o disillusioni, sogni, fantasie o la speranza del domani quando il presente non è che una grigia palude.

Il nemico invisibile ha generato città fantasma, l’assenza del frastuono esterno che accompagna la nostra rumorosa epoca fa riecheggiare il frastuono interno, l’evitamento dell’altro percepito come potenziale minaccia ci avvicina a noi stessi.

Cerchiamo di evitare il contatto con il silenzio, sovraccarichiamo l’apparato uditivo di suoni, rumori, melodie, tv, telefonate e radio scivolando via da noi stessi. E’ difficile ascoltarsi in “corsa”. Ci concentriamo su ciò che accade fuori da noi che diventa prediletto all’intimità con noi stessi, la cui decodificazione è meno rischiosa e paurosa.

Accostarsi a sé può risultare difficile e non piacevole, il silenzio ci può avvicinare all’impotenza e alla debolezza. Pensieri disordinati che si affollano come nella piazza di un mercato. Nel silenzio trova spazio il mormorio dei ricordi, i giudizi e le critiche interne come in una sorta di tribunale dove si espongono i torti, si pesano le ragioni, ci si difende, ci si giustifica, si condanna l’assente. Il silenzio assordante esterno può far riecheggiare il dolore interno come una voce in un’abitazione senza mobili né tappezzeria.

Quanto sappiamo ascoltare il silenzio? Nel silenzio si annidano molteplici sfaccettature, esso ci offre il contatto con la nostra creatività, ci consente nuovi spunti di riflessione, il silenzio è concentrazione. Profondità, attenzione e raccoglimento sono possibili solo al suo cospetto. Il silenzio è anche un rifugio dalla realtà esterna.

Il contatto con il silenzio dà la sensazione che il tempo si fermi. Tutto è più lento e dilatato.

Il silenzio crea lo spazio all’unica voce degna di essere ascoltata, quella interiore, il silenzio mette in risalto suoni altrimenti impercepibili nel rumore.

Leopardi (Zibaldone, 1820) paragona il silenzio al linguaggio di tutte le forti passioni, dell’amore, dell’ira, della meraviglia e del timore. Di qui la ricchezza del silenzio, esso non è passività, può creare disordine, scompiglio, caos, smarrimento.

Il silenzio non è un elemento fisico, ambientale non corrisponde ad un’assenza di stimoli appartiene allo stato mentale.

Il silenzio è ascolto, il silenzio può essere in grado di curare, è una forma di comunicazione. Soffocare il silenzio significa reprimere la tensione verso la conoscenza di noi stessi e impedire di dar voce all’arte della nostra vita.

Forse nel silenzio tante domande, cosa accadrà? Verrò contagiato? I miei cari saranno contagiati? Interrogativi di fronte ai quali, ahimè, nessun “esperto” può trovare risposta se non quella di una legittima preoccupazione.

Il rumore del nostro silenzio forse non è lontano da quello dell’altro.

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