Il pollice paterno, “Nahrungseinfuhr ” di un’adolescente anoressica[1]

di Jean-Luc Vannier

traduzione di Donatello Giannino

Dieting.

The grain of truth contained in this fantasy lies in the fact that the father has actually, by his innocent caresses, aroused the sexuality of the little girl during the infancy.” Sigmund Freud[2]

 

Quando entra nella sala d’attesa con i suoi genitori, la ragazza di quindici anni, la chiameremo Isabella, offre un forte contrasto: da un lato, un corpo fragile, una pelle pallida, nonostante i colori portati dal sole estivo. D’altra parte, l’intensità, per non dire la durezza dello sguardo. Sotto la vigile attenzione della ragazza, la madre spiega: “Questo appuntamento è su richiesta di mia figlia” l’appuntamento è stato preso dopo che quest’ultima ha riconosciuto che “tutti i suoi problemi sono sfuggiti al suo controllo”.  La madre chiarisce: “Isabella ha già seguito diverse terapie con psicologi e con uno psichiatra infantile, ma lei ha prontamente interrotto queste terapie, perché non ha notato alcun miglioramento del suo stato”. Isabella guarda l’analista con aria di sfida. Anche se “cerca di mangiare frutta, non fa più pranzo”, riferisce la madre. Divorziati da molti anni, i genitori accompagnano Isabella a questa consultazione, durante la quale la madre monopolizza ogni parola del padre, che sentiamo scettico riguardo l’approccio terapeutico, sensazione che verrà confermata più tardi, rimanendo stranamente distaccato.

-I- Invito Isabella a seguirmi in stanza. Brillante studentessa del liceo scientifico, l’adolescente espone la sua storia con una concisione di linguaggio e una consistenza della sintassi per il cui fascino l’analista, un laureato all’Università della Sorbona che ama Les Belles Lettres, potrebbe facilmente soccombere. Il sintomo è saldamente ancorato all’assorbimento del cibo. Il suo “problema” non è una novità: diversi anni fa, Isabella ha avuto a che fare con le restrizioni dietetiche, ma nelle ultime settimane, sente che “il fenomeno non è più sotto il suo controllo” e che salta il pranzo, “la faccenda diventa pericolosa”. Evita sistematicamente i pasti con gli amici in modo da non spiegare la sua “differenza”, quello di, come dice all’analista, non ordinare nulla al ristorante. Nel corso di questo primo scambio, lei spiega e passa il tempo con domande incessanti su uno scenario che si ripete all’infinito e che la fa sentire in colpa: lei inizia una relazione con un ragazzo che le piace, ma non appena va bene, decide prontamente di orientare questa relazione verso l’amicizia, assumendo “suo malgrado” il ruolo di confidente per un partner che, oltre alla difficoltà di comprenderla, sente un forte dolore per questa situazione. Quanto a Isabella, lei si sente “molto in colpa”. Questo modello compulsivo diventa il principio che disciplina i futuri colloqui durante i quali, in un primo momento, l’analista non manca di notare la sua impossibilità di nominare tutto ciò che riguarda le emozioni e la sessualità: questa ultima parola è ancora più accuratamente nascosta, sia da parte di alcune circonlocuzioni senza fine o da alcune approssimazioni imbarazzate che contrastano con le capacità oratorie della giovane paziente. Questo faccia a faccia iniziale conferma la regola analitica: tutto è detto, ma appare in un palinsesto.  La seduta si conclude con l’evocazione di un sogno ricorrente:  “la paziente è seduta sul sedile posteriore della macchina dei suoi genitori, improvvisamente la madre è violentemente gettata fuori del veicolo. Lei esce dalla macchina persa ai piedi di una collina, una pista coperta di neve conduce ad uno chalet dove spera di trovare di nuovo sua madre”. Tornando nella stanza, ho a che fare con l’interrogatorio della madre. Rispondo che è Isabella e solo lei, a decidere se vuole o no continuare il lavoro. Un appuntamento viene richiesto da Isabella per la settimana successiva.

-II- Ora discutiamo di come abbiamo condotto questa analisi, abbastanza tipica in realtà di una anoressia nervosa in adolescenti in cui predomina una problematica incestuosa con una messa in discussione relativa all’identità sessuale[3]. Le prime sedute mostrano, come abbiamo accennato nella premessa, qualche angoscia genitale e della sessualità puberale: Isabella cambia una storia d’amore in erba, in un’amicizia complice, al fine di neutralizzare la possibilità di un rapporto fisico. Questa angoscia può ricordare quella delle vergini e quella del “loro orrore”[4] di sentirsi vis-à-vis con la sessualità? Nelle fasi iniziali del trattamento, la paziente si sorprende a sognare “sessualmente uno dei suoi professori a cui era legata”: il transfert sembra funzionare. Questa prospettiva, espressa dolorosamente nelle sue libere associazioni, è negata con una sentenza che gioca il ruolo di diga psichica: “Questo è impossibile”. Come un argomento a priori, la sua giovane età viene gradualmente messa da parte dalla paziente[5], che permette di ampliare questa nozione di impossibilità, su altri registri. Un sogno viene in aiuto: “lei è su una spiaggia per una festa con un gruppo di amici della sua età e c’è un appetitoso buffet. Con il suo fidanzato, la paziente si avvicina al fine di servirsi, la fame la tormenta, quando una serie di eventi imprevedibili accadono (l’irruzione di persone che la paziente non riconosce, una rissa animata) e, di colpo, la portano via dal grande tavolo”. Rinforzata dall’interpretazione, la paziente capisce che l’attuazione della dieta cerca di ridurre e contenere le pretese pulsionali del suo corpo per indebolirlo e auto-infliggendosi restrizioni dolorose: queste sono tutte manifestazioni paradigmatiche della crisi puberale[6]. I viveri abbondanti sul tavolo sono facilmente assimilabili da lei al piacere sessuale. Si riesce gradualmente a distinguere i timori dell’aumento di peso dovuti al mangiare, da quelli dovuti alla deformazione del corpo causata da una gravidanza. Questi sono spostamenti nelle rappresentazioni e negli affetti[7]. Stranamente, non abbiamo mai più parlato di cibo per mesi. Questo problema dà anche modo di interrogarsi sulla sua identità sessuale, e in tal modo, attraverso un pensiero ossessivo: dalla sua infanzia, Isabella si interroga compulsivamente e con una modalità ansiosa, circa la sua possibile preferenza sessuale per le ragazze. Si ricorda, in particolare, un film che mostrava una coppia femminile e, subito dopo, una discussione con la madre su di esso. Questa ossessione non l’ha mai abbandonata, anche se lei sostiene fermamente di provare desiderio verso gli uomini.

-III- A questo punto, due aspetti tecnici possono essere affrontati. L’analista rileva una forte resistenza da parte di Isabella sulla “scelta dell’oggetto sessuale” la cui determinazione e quella del successivo posizionamento, sfida la necessità “vitale” di controllare la sua sopravvivenza psichica. Chiaramente, si rifiuta di scegliere. Le difficoltà, naturalmente, non si concentrano sulla scelta tra i due orientamenti sessuali[8]. L’analista decide di andare avanti senza cercare di ottenere, attraverso l’interpretazione, il sollevamento della resistenza, e questo perché intuisce la massima indifferenza sulla questione dell’orientamento sessuale. Nella seduta, Isabella può continuare ad esercitare il suo arbitrio redentore, quindi, può controllare la scelta dell’oggetto e quella del suo orientamento sessuale. Ma lei è, comunque costretta a fare progressi sulla sua sessualità adulta e genitale. Un altro punto clinico merita una menzione. L’intelligenza acuta della paziente[9] contrasta i progressi terapeutici nonostante la forza del transfert. L’analista si avvale di un piccolo trucco, certamente rischia di essere discusso nella pratica: due o tre volte, l’acutezza intellettuale della paziente è esplicitamente presa in contropiede da una interpretazione che scandisce sia un venir meno delle sue libere associazioni che di una stagnazione del suo progresso. Potrei dire, per esempio: “Sono stato abituato ad una migliore intelligenza da parte tua” o “Sono sorpreso che non ci sei ancora arrivata.” Effetto garantito alla prossima seduta in cui, Isabella lavora il doppio verso la sua guarigione.

-IV- La cura progredisce rapidamente, compresa la rivelazione della natura incestuosa della relazione con suo padre: egli ha sempre rifiutato la sua paternità spostandolo al campo della fratellanza. Più di una volta, ricorda Isabella, il padre sosteneva di giocare con lei “come farebbe il tuo fratellino”. Il padre era sotto l’impero esclusivo della propria madre con la quale la ragazza è ovviamente in conflitto aperto. Isabella ammette anche che il padre si oppone al processo analitico.  Il padre trasforma le parole in agiti come minacciare regolarmente di smettere di pagare le sedute o di non portare sua figlia “in auto”. Tuttavia, alcuni miglioramenti sono accompagnati da una trasformazione negli indumenti della paziente e da una impressionante manicure, unghie in precedenza mangiate e ora coperte dallo smalto: la paziente assimila questo cambiamento verso “una integrazione alla sua femminilità”. Una metamorfosi ampiamente commentata, dice, dal suo gruppo di amici, così come dalla sua famiglia e che segna, essenziale nella anoressia, un recupero e un ri-equilibrio tra il corpo e la psiche, tra l’Io corporeo e l’Io come proiezione di una superficie[10]. Una improvvisa interruzione di quindici giorni, a causa di una “riparazione dell’auto”[11]del padre, è seguita da una seduta cupa durante la quale la paziente rivive tutte le caratteristiche di un attacco psichico interno e traboccante: un discorso colpevole con il ritorno alle ossessioni ideative e le critiche sulla non progressione della guarigione nonostante avesse ammesso la validità di esso nelle sedute precedenti[12]. Un paio di settimane prima, aveva anche informato l’analista di una graduale ripresa del suo pasto a pranzo[13]. La settimana successiva, la ragazza si divertiva con questa breve ricaduta come un piacere dimenticato, “è stato un lungo periodo di tempo”. Uno stato che era diventato, dice, l’eccezione. Commentando il suo “benessere”, ha sottolineato che questo è “l’opposto di ciò che sentiva durante la prima seduta”.

-V- La precocità sessuale rivela, per così dire, i fallimenti nel gruppo e nelle identificazioni con i genitori. Durante il divorzio, Isabella difende la madre contro la violenza del padre con tutta l’ambiguità edipica: pur intervenendo in questo modo, si sperimenta anche il piacere di prendere il posto della madre come unico interlocutore del padre. Una strategia con molte conseguenze disastrose a causa dei “messaggi enigmatici impregnati di significato sessuale inconscio[14]” del padre nei confronti di lei: questo blocca l’amore di Isabella su una tonalità esclusiva e altamente incestuosa, paralizzando il proprio sviluppo psico-sessuale. La madre è al tempo stesso una protezione e una rivale così come il padre personifica contemporaneamente un amore e una minaccia: più di una volta, la paziente parla di questo amore “impossibile”, mentre ricorda di aver sentito la dimensione “non naturale” e il lato “non sano” dell’influenza del padre. A tal punto che lei menziona il fatto che, quando era bambina, evitava sempre i suoi “impulsi di tenerezza”. Due ricordi, presentati dalla giovane paziente come “insignificante” e “il più sgradevole con cui abbia mai avuto a che fare[15]“, devono ancora essere superati per affrontare la sessualità infantile. Questi ricordi sono punteggiati da un sogno chiarificatore mostrando la sua “esitazione amorosa” tra una figura paterna e quella del suo “primo ragazzo”.

-VI- Si ricorda improvvisamente una storia, spesso raccontata dai suoi genitori quando, bambina, faceva il bagno. Lei era molto angosciata e l’unico modo che suo “padre ha trovato per calmarla istantaneamente in acqua era di metterle il pollice in bocca”. Questa “esperienza di soddisfazione” è stata registrata come una “esperienza seduttiva[16]” perché ospita originariamente qualcosa di sessuale al suo interno. È difficile non correlare questo evento al lapsus freudiano in una lettera a Fliess sulla “intromissione[17]” (Nahrungseinfuhr) della presenza dell’altro e che si estende nella ricerca di una identità percettiva, che collega la scarica libidica dell’unità psichica alla “rappresentazione di un oggetto elettivo[18]“. La paziente dimostra la sua falsa ingenuità: “Non ho mai pensato che un gesto del genere avrebbe potuto avere un gran numero di conseguenze”, mettendo in discussione se stessa per il fatto che “avevo conservato con cura questo aneddoto” tra gli altri, tutti dimenticati, nella sua memoria. Ogni gesto, ogni espressione del viso assume una funzione significativa, soprattutto nella “zona orale”, che è come un “punto accattivante e di legame all’erotismo[19]“. Due sogni e un acting out si verificano. In primo luogo, una replica del sogno della fase iniziale del trattamento il cui scenario cambia: la paziente si incontra con i suoi genitori ancora una volta nello chalet. Ma “qualcosa è cambiato”, ha detto, “nonostante il re-incontrarsi.” Nel secondo sogno, lei deve incontrarsi con il padre attraversando un burrone passando su una fune in equilibrio. Ma nell’attraversare, la paziente cade nel vuoto e finisce tra le braccia di un ragazzo che lei conosce. E’ sorpresa, in questa parte del sogno, “per non gridare e per non sperimentare l’ansia durante l’atterraggio tra le braccia del giovane”. In realtà, la paziente “si è appena innamorata” di un ragazzo della sua età. Lei si stupisce per il suo “lasciarsi andare” in merito al suo desiderio sessuale, così come si sorprende ad avere fame, quando torna a casa per il pranzo. Un giorno, sul lettino, si interroga seriamente su un pranzo con la sua amica, che è previsto per il giorno successivo: “Cosa indosserò?”. Un agito accade quando arriva in una seduta con un taglio di capelli “corto”. Suo padre “amava tanto i lunghi capelli che non ha mai voluto accorciare fin dalla nascita”.

-VII- La questione dell’attaccamento materno rimane non elaborato, ma finalmente è sollevata durante un’interruzione momentanea del trattamento, ufficialmente per motivi finanziari e per un chiaro “costante miglioramento”: potrebbe essere che la madre non voglia pagare le sedute che si presume debbano essere onorate dall’altro genitore? Era una sorta di “regolamento di conti” tra adulti divorziati attraverso una transazione finanziaria intermediaria? Potrebbe l’accettazione della perdita del padre di Isabella anche soddisfare la successiva gelosia della madre? La paziente fa un sogno: “ha detto a sua madre che le pareti della casa sono sporche e coperte di muffa, ma la madre non vuole vederlo”. Il sogno continua: “Ci vogliono due giorni e due notti in modo che insieme possiamo ripulire” le associazioni della paziente sono abbaglianti: “mia madre ha sempre negato, ma ho sempre sentito che voleva fortemente un figlio maschio”. Inoltre, i vestiti che ha comprato per me hanno sempre avuto un tocco maschile”. Dal mio posto, guardo le scarpe indossate dalla mia paziente, di solito vestita con molta attenzione: infatti, indossa stivali militari! Interpreto: “Sì, hai ragione, come queste scarpe delicate che indossi”. Lei si alza, guarda le scarpe e scoppia a ridere.

[1] Versione francese di questo articolo: Autisme et Psychoses infantiles, Psychiatrie Française, Vol. XXXXV, 4/14, septembre 2015.

[2] Minutes de la Société psychanalytique de Vienne, T. IV, 1912-1918, séance du 24 janvier 1912, Gallimard, 1983, p.43

[3] Cf. Philippe Jeammet « L’anorexique et son corps », in Claudine Geissmann & Didier Houzel (edited by), L’enfant, ses parents et le psychanalyste, Bayard, Coll. « Compact », 2000, pp. 697-711.

[4] Sigmund Freud, Lettres à Wilhelm Fliess, 1887-1904, PUF, 2007, pp. 70 et 104.

[5] L’analista capisce in quell momento il significato infantile e sessuale del concetto di “precocità” che si svelerà più avanti.

[6] Cf. Jean-Luc Vannier, « L’injonction à la jouissance ou la rue Monnot revisitée », in Subjectivités et appartenances, Dynamiques inconscientes des cultures, Le Coq Héron, n° 175, Erès, 2003, pp. 89-94.

[7] “The surest clue of a primary process”, according to Jean Laplanche & Jean-Bernard Pontalis, Vocabulaire de la psychanalyse, PUF, Coll. « Quadrige », 4èmeédition, 2014, p. 119.

[8] La paziente conferma – indirettamente – l’ipotesi di un rappresentativo “spostamento”, mentre spiega di non capire la paura ossessiva di essere lesbica mentre avverte chiaramente un’attrazione fisica per i ragazzi.

[9] L’anoressia muove energia psicologica e fisica di molti pazienti: di conseguenza, il più delle volte, sono iperattivi e/o particolarmente intelligenti.

[10] Sigmund Freud, « Le moi et le ça », in Essais de psychanalyse, Petite Bibliothèque Payot, 2001, p. 264.

[11] La paziente mi chiama al telefono per scusarsi prima di tutto per quello che pensava essere un semplice ritardo e poi, più tormentata qualche minuto dopo, per confermare l’annullamento della seduta. E stata ovviamente in attesa di ottenere una rassicurazione narcisistica da parte dell’analista mentre ricordava a se stessa il suo “impegno alla regolarità delle sedute”.

[12] Uno dei punti di questo ritorno del rimosso coincide con un breve episodio di amenorrea del quale la paziente, sente “vergogna nei riguardi dell’analista” taciuta. Dovrebbe essere probabilmente considerate come risultato, questa volta negativo, della pratica clinica sopramenzionata.

[13] Su questo punto, l’analista non ha voluto intervenire nella realtà per esprimere un sostegno o un blocco di questo beneficio. L’analista non ha intenzione di tornare a una evidenziazione del sintomo iniziale e non voleva rischiare una risoluzione anticipata del trattamento ridotto a questo specifico miglioramento, la cui visione è stata sollevata più volte dai genitori. Si potrebbe discutere di questa opzione clinica. Questa “realtà” è stata poi presa in considerazione da un dietista richiesto dalla madre, completando così il dispositivo terapeutico, anche se, ovviamente, l’intervento materno è rimasto da elaborare.

[14] Cf. J. Laplanche, Nouveaux fondements pour la psychanalyse, PUF, Coll. « Quadrige », 2008, p. 125.

[15] The simultaneity of these two characteristics of the “screen-memory” can be found in the Vocabulaire de la psychanalyse, op. cit., p. 450.

[16] Cf. Jean Laplanche, Sexual, La sexualité élargie au sens freudien 2000-2006, PUF, Coll. « Quadrige », 2007, p. 73.

[17] Sigmund Freud, Lettres à Wilhelm Fliess, 1887-1904, op. cit., p. 626.

PUF, 2007, p.626. The slip from “Nahrungszufuhr” to “Nahrungseinfuhr” has been noticed and explained by Jean Laplanche, « Ponctuation », Le primat de l’autre, Champs Flammarion, 1997, p. xxvii.

[18] J. Laplanche et J.-B. Pontalis, Vocabulaire de la psychanalyse, op. cit., p. 194.

[19] “With no need to give some sort of special physiological erectility to it” according to J. Laplanche, « La pulsion et son objet-source », Le primat de l’autre en psychanalyse, Champs Flammarion, 1997, p. 238.

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