di Simonetta Forcini
E mi perdo
Nell’infinto mare di me stesso.
E mi resta l’illusione
Di essere ciò che altro sono.
E così per l’eternità
Benché possa apparire ovvio è necessario premettere che oggetto della psicologia è la coscienza.
Ma che cos’è la coscienza o consapevolezza?
Secondo un approccio per sistemi possiamo pensare la coscienza come un sistema complesso composto di strutture o parti che interagiscono tra di loro, che possono essere studiate isolatamente ma che possono essere comprese completamente, solo quando si veda questa funzione nell’interezza del sistema. Il principio di base è quello per cui la coscienza non è quindi una somma di funzioni psicologiche isolate ma è la struttura che connette tutte le strutture che la costituiscono; una configurazione interagente, dinamica, di componenti psicologiche che eseguono varie funzioni in ambienti che cambiano notevolmente. E’ il contesto quindi a dare significato ai processi mentali e anche a tutti quei processi che sono in relazione tra di loro.
Inoltre le strutture psicologiche possiedono caratteristiche individuali che limitano e determinano i modi in cui possono interagire tra loro. Quindi vi sono tanti modi diversi di funzionare anche se c’è una limitazione rispetto all’influenza che esercita il contesto di appartenenza attraverso una selezione di quali potenzialità sviluppare, quali respingere e quali ignorare.
Il nostro stato di coscienza ordinario quindi non è qualcosa di naturale o di dato, ma una costruzione altamente complessa, uno strumento specializzato a far fronte al nostro ambiente e alle relazioni che lo caratterizzano.
Al fine di capire quel sistema strutturato che chiamiamo stato di coscienza prenderò l’avvio da alcuni postulati teorici basati sull’esperienza umana.
Il primo postulato è l’esistenza di una consapevolezza di base con un controllo consapevole e che determina un’auto-consapevolezza, cioè la consapevolezza di essere consapevoli.
Ulteriori postulati trattano di strutture della mente che agiscono sull’informazione per trasformarla in vari modi. La consapevolezza agisce come energia di attivazione rispetto a strutture desiderate e di disattivazione rispetto a strutture non desiderate.
Per organizzare le conoscenze attuali sono state individuate alcune categorie:
Esterocezione: percezione dell’ambiente esterno;
Enterocezione: percezione di ciò che il corpo sente e fa;
Elaborazione dell’input: selezione e astrazione automatizzata dell’input sensoriale in modo da percepire soltanto ciò che è importante per i nostri standard personali o culturali:
Memoria;
Subconscio: nell’accezione classica freudiana del termine;
Emozioni;
Valutazione e decisione;
Senso di Spazio/Tempo: la costruzione di tempo e spazio psicologico e la collocazione di eventi nel loro ambito;
Senso d’Identità: qualità che aggiunta all’esperienza la rende esperienza personale invece che solo informazione.
Che cosa sono gli stati di coscienza?
Sono le molteplici espressioni della coscienza in relazione all’attivazione delle strutture che la compongono e del contesto in cui si verificano. Un esempio banale ma efficace potrebbe essere quello di avere a disposizione tante perline di forma, colore e materiale diverso ( le strutture della coscienza) e con esse decidere di realizzare delle collane in relazione ad altre variabili di contesto quali tempo a disposizione, voglia, finalità, gusto,…
Per tali molteplicità di aspetti della coscienza vi sono differenze notevoli tra un individuo e l’altro; quindi, quello che può essere uno stato particolare di coscienza per una persona, può essere una esperienza quotidiana e normale per un’altra.
Nei contesti di apprendimento ad esempio, il docente crea una destabilizzazione dello stato di coscienza della persona forzandola alla formazione di un nuovo sistema di coscienza attraverso la sollecitazione di nuove combinazioni tra le strutture della coscienza.
Più si impara sugli stati di coscienza, più si comprende che le differenze sono qualcosa di esteriore e non riguardano le nature intrinseche di questi stati.
Al di là della consapevolezza di base esiste, a volte, l’autoconsapevolezza che è la consapevolezza di essere consapevole.
Dico a volte perché la consapevolezza si lega all’attenzione e non sempre attenzione e consapevolezza coesistono rispetto ad un contesto.
La relativa scarsezza di consapevolezza contribuisce grandemente alle qualità nevrotiche del comportamento e alla classificazione della coscienza ordinaria come illusione o sogno a occhi aperti.
L’attenzione/consapevolezza è energia nel senso che le strutture che non hanno alcun effetto sulla coscienza in un dato momento possono essere attivate se vi si fa attenzione; nel senso che le strutture possono attirare energia di attenzione/consapevolezza automaticamente come una funzione della struttura e della personalità, mantenendo un tipo di attenzione a basso livello, automatica, sempre e nel senso che l’energia di tale stato può impedire a delle strutture particolari di funzionare. La distribuzione dell’energia è quindi selettiva ed è questo un aspetto chiave per gli innumerevoli sistemi che sono stati sviluppati per controllare la mente.
La coscienza è determinata sempre da una successioni di interazioni tra parti e pertanto la spiegazione dei fenomeni deve sempre trovarsi nell’organizzazione e nell’interazione di parti multiple.
Senza differenziazione di parti non può esservi differenziazione di eventi o di funzionamento.
“Conosci te stesso”
L’antica massima greca può contenere molti livelli di intuizione mistica, ma oltre a questi aspetti la questione ne presenta uno semplice, universale e soprattutto pragmatico. E’ certo che tutta quanta la conoscenza esterna deve in parte derivare dalla conoscenza di sé, detta anche autoconoscenza.
Quali sono allora le regole dell’autoconsapevolezza? In quali circostanze è necessaria?
Perché avvenga un cambiamento il nuovo evento deve soddisfare le esigenze interne di coerenza e deve soddisfare i requisiti esterni dell’ambiente.
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.
E’ questo il complesso stratificarsi di coscienza nei suoi vari livelli nel senso che il processo della conoscenza scende nella mente a livelli sempre più profondi. L’idea di Freud è quella di considerare l’inconscio come una cantina o un armadio in cui vengono rinchiusi, con un processo di rimozione, i ricordi paurosi e spiacevoli. L’inconscio è stato così pensato come misterioso, bisognoso di prova e spiegazione ma oggi in realtà ciò che è ancora misterioso è la coscienza, mentre il funzionamento dell’inconscio li riteniamo attivi, necessari e onnicomprensivi.
Basta riflettere solo per un po’ sul problema, per convincersi che non si può in alcun modo concepire un sistema totalmente cosciente. V’è un sistema ‘di economia’ che conduce alla formazione delle abitudini o un ‘sistema di protezione’ che ci difende da ciò che percepiamo come pericolo, un ‘sistema di controllo’ che organizza e ordina l’esperienza, in relazione a specifici bisogni, e altri ancora.
La coscienza è di necessità selettiva e parziale, e il contenuto della coscienza è, tutt’al più una piccola parte della verità sull’Io. Ma se questa parte è scelta in una maniera sistematica qualunque, è certo che le verità parziali della coscienza saranno, nel loro insieme, una distorsione delle verità di qualche unità più vasta.
Mentre per un iceberg possiamo intuire di cosa sia costituito al di sotto della parte emersa, non possiamo compiere lo stesso tipo di predizione per i contenuti della coscienza.
L’insieme della mente è una rete integrata di processi, immagini,… e il suo contenuto è solo un campionario di varie parti e luoghi di questa rete, circuiti complessi del sistema mente.
Per dirla con Bateson “la pura funzionalità finalizzata, senza l’aiuto di fenomeni come l’arte, la religione, il sogno e simili, è di necessità patogena e distruttrice di vita; e che la sua virulenza scaturisce specificamente dalla circostanza che la vita dipende da circuiti di contingenze interconnessi, mentre la coscienza può vedere solo quei brevi archi di tali circuiti sui quali il finalismo umano può intervenire”.
BIBLIOGRAFIA
BATESON G. (1976) Verso un’ecologia della mente. Adelphi: Milano.
BATESON G. (1984) Mente e natura. Adelphi: Milano.
ERICKSON H.M. (1978) Le nuove vie dell’ipnosi. Astrolabio: Roma.
TART C.T. (1977) Stati di coscienza. Astrolabio: Roma.