L’influencer e la fiducia: il caso Pandoro e l’illusione del legame genuino

di Alessandra Mosca

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Negli ultimi mesi, il mondo del gossip e dei social media è stato travolto dal cosiddetto “caso Pandoro”, che ha visto protagonista l’influencer più famosa d’Italia. La vicenda ha sollevato numerose discussioni non solo sulla figura dell’influencer, ma anche sulla gestione delle donazioni, regali, sponsorizzazioni e campagne di beneficenza spesso definite “farlocche”. Ma la domanda che in molti si sono posti è: perché le persone seguono gli influencer?

La risposta che ha sorpreso molti è che “piacciono perché ispirano fiducia, vengono percepiti come persone reali e genuine”. Si presentano come figure quotidiane, che comunicano direttamente con il pubblico attraverso i social media, in un rapporto che sembra diretto e privo di filtri. Ma è davvero così semplice costruire un legame basato sulla fiducia?

La riflessione da porci è quanto sia realmente difficile stabilire un legame di fiducia, e se basti davvero un video in cui un’influencer mostra un prodotto promettendo miracoli, che sia una crema miracolosa, un capo d’abbigliamento o un mobile alla moda. Siamo sicuri che tutto questo ruoti attorno alla fiducia? O forse ci siamo tutti abituati a una dimensione in cui lo sforzo, l’impegno e la ricerca sono stati messi da parte?

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Responsabilità. L’assenza dell’immagine paterna.

di Venicio Perilli

immagine Perilli

Nell’editoriale del numero di Impronte, dedicato a L’autorità è scritto che la stretta correlazione con l’etica e la responsabilità chiama potentemente in causa la funzione paterna. In questo lavoro voglio dare ascolto alle parole del direttore ed impegnarmi nel rintracciare le relazioni tra responsabilità e immagine del Padre. Continua a leggere