Di Maria Luisa Baldassarre

“Il linguaggio” scrisse Benjamin Lee Whorf, “è il miglior spettacolo che l’uomo metta in scena”
( Carroll, 1964 )
Si potrebbero elencare una serie di studi, citazioni e teorie sul linguaggio, su cosa sia, su come si acquisisce e si sviluppa, da Vygotskij a Piaget, da Skinner a Chomsky, ma certamente sarebbe interessante o scontato per pochi lettori e forse “digeribile” per ancor meno. Questo articolo dunque racchiude brevi e semplici riflessioni che non vogliono essere una critica ai nostri giorni né un nostalgico riferimento ad alcune esperienze del passato, ma solo una considerazione su alcuni aspetti che attualmente caratterizzano il linguaggio o più in generale il modo di comunicare.
Il linguaggio è una capacità molto complessa che permette di trasmettere idee e conoscenze, di descrivere eventi e situazioni, ma soprattutto il linguaggio è il veicolo dell’informazione. Attualmente la nostra società prevede un modello di comunicazione che sia il più possibile completo, chiaro ed inevitabilmente veloce. I contenuti e le tipologie dell’informazione sono tipici del tempo e del contesto che si sta vivendo. Oggi l’informazione è “digitale” e in un certo senso è digitale anche il linguaggio: meno parole possibili per veicolare più informazioni possibili. Un concetto, quest’ultimo, che funziona bene con le macchine, e con gli esseri umani? Gli uomini non hanno ram, né processori o hard disk, cosa permette loro di memorizzare al meglio un’informazione? Nell’uomo, cosa rende indelebili e durature le informazioni veicolate dal linguaggio?
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